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statuto Bagnoregio

Incontri e Mostre

Recuperato lo Statuto trecentesco del Comune di Bagnoregio

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Il codice manoscritto contenente lo Statuto di Bagnoregio è stato ritrovato, recuperato ed è ritornato nella sua sede naturale, l’Archivio dell’antica diocesi di Bagnoregio ora depositato presso il Centro diocesano di documentazione per la storia e la cultura religiosa di Viterbo.
Lo Statuto è un codice cartaceo di una novantina di carte, di formato di mm. 290 x 218, con scrittura di un bel gotico un po’ arrotondato, ornato al principio di ogni libro (ve ne sono cinque) con iniziali grandi fregiate a colori rosso e nero; le rubriche e la lettera iniziale dei capitoli sono scritte in rosso come anche in rosso sono i numeri romani indicanti le parti del codice. Quello di cui stiamo parlando è una copia quattrocentesca dell’originale che è del 1373 (che non esiste più), con modifiche e aggiunte fatte da diverse mani per le successive revisioni compiute nel corso del XV e del XVI secolo.



Lo Statuto è suddiviso in cinque parti (libri) che riguardano rispettivamente il "Regime", le "Cause civili", i "Malefici", i "Danni dati" e gli "Straordinari": sono poco più di 400 articoli che riguardano il funzionamento del Comune, i suoi amministratori, le cause civili e criminali, i danni prodotti alle colture agricole e infine tutto ciò che riguardava l’ordinato svolgimento della vita quotidiana.
Il testo dello Statuto è stato pubblicato da G. Capocaccia ed F. Macchioni con il titolo Statuto della Città di Bagnoregio del MCCCLXXIII  (Bagnorea, Scuola tipografica, 1921, pp. XXX, 241).


Ed ora la storia di oggi: il codice manoscritto contenente lo Statuto è comparso improvvisamente nel Catalogo della Casa d’aste Babuino di Roma, come lotto 340 in vendita il giorno 6 luglio 2016, nel quale era così descritto: "Manoscritto in caratteri gotici. Un volume ed. probabilmente cinquecentesca. Piena pergamena. Restaurato".  Non era indicato il prezzo base d’asta ma senza dubbio sarebbe finito ben sopra i 1000,00 Euro. Ma ieri pomeriggio il banditore ha annunciato che il lotto 340 era stato ritirato dall’asta per provvedimento dell’autorità giudiziaria.
Era accaduto che la scorsa settimana, su segnalazione di un direttore di biblioteca pubblica della provincia di Frosinone, la Diocesi di Viterbo si è attivata prima con la Soprintendenza archivistica per far dichiarare lo Statuto bene di rilevante interesse storico (il che comportava che gli spostamenti del codice, anche la stessa vendita, doveva essere preventivamente autorizzata) e poi con l’autorità giudiziaria quando ci si è resi conto che il codice in vendita era proprio lo Statuto originale del XV secolo già appartenuto alla Diocesi di Bagnoregio. Il direttore del Centro di documentazione prof. Luciano Osbat ha provveduto a presentare denuncia-querela alla Procura della Repubblica di Viterbo (attraverso l’ispettore  Felice Orlandini) e poi a coinvolgere il Nucleo di tutela del patrimonio culturale del Comando dei Carabinieri a Roma (attraverso il maresciallo Luca Migliaccio). La conseguenza è stata che intanto il codice è stato posto sotto sequestro e sono state avviate le indagini per capire quando e ad opera di chi questo codice era stato sottratto dall’Archivio diocesano di Bagnoregio (negli anni tra il 1980 e il 2014, quando l’Archivio è stato depositato presso il Centro diocesano di documentazione di Viterbo).
Alla fine della procedura giudiziaria il codice manoscritto ritornerà nella sua sede naturale, tra gli altri documenti dell’Archivio dell’antica diocesi di Bagnoregio.
Una volta di più questo episodio richiama l’attenzione sulla necessità che archivi e biblioteche non siano lasciate in abbandono o chiuse perché anche quando sono chiuse gli amici degli amici hanno sempre la possibilità di entrarvi e di asportare, come è accaduto questa volta, un prezioso codice e di dimenticarsi di riportarlo indietro. Oggi per tutto il territorio della Diocesi di Viterbo il riferimento comune è e deve essere  il Centro diocesano di documentazione che con la sua presenza di personale qualificato e la sua apertura quotidiana assicura ordinamento, tutela e valorizzazione del patrimonio documentario che si è venuto accumulando per secoli.
Questa giornata quindi comincia con un successo: abbiamo recuperato un bene culturale molto prezioso. E’ un auspicio perché successi del genere siano sempre più frequenti e il nostro patrimonio culturale non sia più disperso.


 
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